La messa a norma degli impianti civili rappresenta una tematica che richiede molta attenzione. E di conseguenza ne abbiamo parlato con Marco Lancini, titolare di Elettrotecnica Lancini di Adro. La sua è un’attività che opera da vent’anni in Franciacorta, impegnata nella realizzazione di impianti elettrici industriali e civili, antifurto e videosorveglianza, impianti domotici e smart, riparazione e manutenzione di macchinari, antenne tv terrestri e satellitari, oltre che nell’automazione di cancelli e affini sia per privati che per aziende.
Quando un elettricista si trova di fronte ad un impianto già esistente, ha diverse soluzioni per metterlo a norma: «Se risale a prima del 1990 e risponde ad alcuni requisiti minimi, allora è possibile redigere la dichiarazione di rispondenza, documento richiesto in caso di affitti oppure da alcuni enti – ha spiegato Lancini – lo stesso vale per gli impianti realizzati dopo il 1990, anno in cui è entrata in vigore l’obbligatorietà della dichiarazione di conformità. Nel caso invece in cui l’impianto elettrico può essere rifatto completamente ex novo, sia per tubazioni, cablaggio, apparati di comando e utilizzatori, quindi non solo per case nuove, ma anche per ristrutturazioni o manutenzioni straordinarie, va redatta la dichiarazione di conformità, così come quando si tratta della realizzazione di nuovi impianti». Va aggiunto che il 1990 rappresenta un anno di svolta per gli impianti civili: prima erano necessari alcuni requisiti, poi ne sono stati richiesti molti altri. Per esempio: fili devono con una determinata sezione e specifici colori, tubazioni di un preciso diametro, presenza di salvavita e interruttori magnetotermici con caratteristiche necessarie. Continua Lancini: «La dichiarazione di rispondenza richiede pochi requisiti, deve esserci un interruttore differenziale, un salvavita, a monte dell’impianto. Inoltre dovrebbe essere installato un magnetotermico, per proteggere il circuito o l’impianto dai sovraccarichi di corrente e dai cortocircuiti. Si tratta del livello minimo di sicurezza. Gli impianti realizzati dopo il 1990 necessitano invece di messa a terra, quindi di un interruttore differenziale e di uno o due magnetotermici. Inoltre i conduttori elettrici per forza motrice devono avere sezioni adeguate, che rispettano la normativa. Dove è possibile si sostituiscono, dove non si può, a causa delle caratteristiche dell’impianto, si lascia com’è, ma andranno compilate determinate tabelle in cui si indica che non è stato possibile mettere ulteriormente a norma. E ancora: se le tubazioni sono vecchie, già posate e ritenute idonee dall’installatore, è comunque possibile riuscire ad estrapolare i conduttori, metterne di nuovi e separare le varie linee. Quest’ultima operazione è particolarmente importante, perché più linee si riescono a separare e meglio è, se c’è un guasto toglie corrente ad un solo circuito e non a tutta l’abitazione».
Nel 2021 la normativa è stata aggiornata per quanto riguarda i nuovi impianti: «Devono esserci più differenziali installati e ognuno deve avere caratteristiche diverse in base a cosa protegge. Inoltre ora tutti elettrodomestici della cucina e lavanderia devono avere obbligatoriamente linee separate una dall’altra». Occorre anche parlare di responsabilità: con la dichiarazione di conformità l’elettricista è responsabile dell’impianto. Significa che in caso di problemi si andrà a vedere la dichiarazione: perciò è importante che sia fatta nel modo più completo e dettagliato possibile, per documentare il più possibile il lavoro svolto. Prima di concludere è bene ricordare che un elettricista (iscritto all’albo e con tutte le carte in regola) può redigere la dichiarazione di conformità per un impianto superiore a 6 kW solo in presenza di un progetto elettrico stilato da un professionista, ossia un ingegnere o un perito industriale. E lo stesso vale per abitazioni con più di 400 metri quadrati (in ambito industriale e/o commerciale per strutture sopra i 200 mq). Al di sotto di queste soglie il progetto può essere realizzato dall’elettricista.